LITTORINA LIBLI
Materiali
Fogli di plastica di vari spessori, filo di rame, resina.
Storia
A partire dal 1942 la Fiat – Ansaldo mise in produzione il primo modello di littorina blindata chiamata LIBLI che fu adottato dal Genio Ferrovieri. Essa era derivata da una normale automotrice veloce delle Ferrovie italiane, con il telaio accorciato, armata con due cannoni da 47/32 abbinati a mitragliatrici cal. 8 sistemati in torrette molto simili a quelle dei carri armati M 13/40. Inoltre disponeva di altre sei mitragliatrici sistemate lateralmente su supporti a sfera, di due mortai da 45 mm che sparavano da apposite botole superiori, e di lanciafiamme mod. 40 utilizzabili attraverso aperture laterali. Esse furono impiegate principalmente in Jugoslavia con compiti di pattugliamento anti guerriglia partigiana.
Nel 1944 iniziò la produzione del secondo modello che fu usato dai tedeschi con la denominazione PANZERTRIEBWAGEN TYPE 62, che differiva nell’arma- mento: mortai, lanciafiamme e le due mitragliatrici superiori lasciarono il posto ad una postazione dorsale antiaerea per mitragliera da 20 mm Breda mod. 35. Tutte le LIBLI erano dotate di una potente stazione radio con la caratteristica antenna a traliccio e di proiettori mobili sulle torrette, ed avevano un equipaggio di una ventina di uomini. Il veicolo era diviso in tre scomparti divisi da porte: due camere di guida identiche tra loro, sul cielo delle quali erano sistemate le torrette leggermente disassate sulla destra; una vera e propria camera di centrale combattimento, dove si trovavano le armi da 8 mm, i mortai o la postazione su candeliere della mitragliera da 20 mm, le munizioni ed i sedili per i serventi.
Attualmente sono conservati due relitti, uno per versione, nel museo di Henriquez vicino a Trieste.
Il Modello
Come mai ho deciso di intraprendere l’autocostruzione di un mezzo inusuale come questo? E’ stata proprio questa sua caratteristica di un mezzo poco usuale e strano nel suo insieme mai visto a livello modellistico, proprio adesso che nei concorsi assistiamo ad una inflazione di mezzi tedeschi della II guerra mondiale che mi ha fatto venire la voglia di costruirlo.
Prima però di intraprendere la costruzione integrale di qualsiasi mezzo bisogna procurarsi la documentazione necessaria, iniziando dai libri della nostra biblioteca, cosa non facile per mezzi poco diffusi come questo, che vengono menzionati con al massimo un paio di fotografie e non sempre di buona qualità ed è proprio qui che iniziano le prime difficoltà di non poco conto.
Costruzione
Prima di iniziare la costruzione è bene pianificare con cura le varie fasi di costruzione. Cosa altrettanto importante che non è assolutamente da trascurare è la solidità che dovrà avere il nostro modello, tenendo presente che molto probabilmente lo manderemo a qualche mostra e dovrà sopportare tutte le sollecitazioni a cui verrà sottoposto durante i trasferimenti. Sarà quindi utile spendere del tempo in più per studiare accuratamente come costruire il modello robusto ed aggiungendo dei perni in metallo dove possibile per aumentare la solidità, e come fissare il modello alla base, ci sono solo 8 piccoli punti di ancoraggio alle rotaie (uno per ruota) che devono sopportare tutto il peso delle eventuali “frenate”, in questo caso ho messo dei perni di metallo tra ogni ruota e rotaia. Sono partito dal presupposto di costruire in plastica rigida tutta struttura centrale compresi i due musi, su cui poi aggiungere tutti i vari particolari. Avrei potuto costruire una sola metà e riprodurla in resina ma avrei corso il rischio di appesantire troppo il modello.
Dopo aver tagliato di misura i pezzi della parte centrale, prima di unirli insieme ho inciso le varie pannellature e praticati i fori per lo alloggiamento delle mitragliatrici laterali. Ho utilizzato della plastica dello spessore di 5 mm, che mi ha facilitato la costruzione evitando tutte le centine interne di rinforzo che sarebbero state necessarie se avessi utilizzato della plastica più sottile. In questo modo ho evitato anche i tipici infossamenti che si sarebbero formati tra una centina e l’altra. Ho sempre verificato le misure dei pezzi prima di unirli e man mano che li ho assemblati, ho sempre controllato i parallelismi per evitare degli svergolamenti e asimmetrie che a modello ultimato sarebbero brutti da vedere e non più correggibili. Se si rispettano il più fedelmente possibile le misure del disegno da cui prendiamo spunto, molti particolari e riferimenti combaceranno perfettamente anche ad un raffronto visivo con le foto d’epoca. In questa fase, quando ha incominciato a delinearsi la forma caratteristica della littorina, ho visto materializzarsi il progetto che avevo in mente da tempo e penso ogni modellista possa capire l’emozione che ho provato.
Le torrette erano molto simili a quelle del carro M13/40 variavano però: nella parte posteriore costituita da tre lastre piane imbullonate invece che dalla caratteristica forma a ferro di cavallo e nella parte superiore perfettamente piana, anziché lievemente inclinata verso i lati. Ho pensato che era meglio costruire una torretta ex-novo che ho poi riprodotto in resina, piuttosto che trasformare quella dell’M13. Ho ricostruito anche gli sportelli e lo scudo del cannone per legger- mente diverso, mentre alcuni particolari come le cerniere, li ho duplicati direttamente da quelli del carro in commercio. Tutti i vari particolari che ho aggiunto in seguito sulla struttura principale (sportelli, griglie, respingenti, fanali, mitragliatrici, ruote, ecc…), li ho stampati in resina dopo averne costruito un esemplare. A questo punto mancavano ancora l’antenna a traliccio e tutti i rivetti a testa esagonale che nella realtà servivano ad unire le varie lastre di blindatura. Dopo aver esaminato diverse soluzioni ho pensato che la cosa migliore fosse quella di stamparli in resina usando come originale un pezzo di corazzatura del model- lo di M13, tagliandoli poi alla base per separarli dalla stampata. Ci sono voluti circa 3600 rivetti che ho incollato uno per uno controllandone sempre l’allinea- mento, è stato un lavoro molto lungo noioso e faticoso specie per la vista, che a parer mio è venuto bene. Prima della loro applicazione ho verificato dalle foto l’esatto numero, segnando con una matita i punti della loro posizione e li ho applicati usando uno stecchino inumidito. Come colla ho preferito usare della trielina, in cui ho sciolto della plastica per renderla più densa, al posto del comune cianoacrilato che asciuga immediatamente dato che era praticamente impossibile posizionarli esattamente al primo colpo, così ho potuto farli scivolare nella posizione voluta distanziandoli equamente e correggerne l’allineamento. Questo è stato sicuramente il metodo più veloce. Infine ho aggiunto: l’ antenna a traliccio costituita da segmenti di filo di rame infilato infilato nei supporti; le maniglie ai vari sportelli e gli occhielli metallici.
Colorazione del mezzo
Dalle foto d’ epoca si nota che le LIBLI adottavano la mimetica a tre toni tipica di quel periodo adottata anche sui veicoli italiani, consistente in grosse chiazze marrone rossiccio e giallo sabbia applicate su una base grigioverde.
Ho usato degli smalti Humbrol applicati ad aerografo, miscelando vari colori per ottenere le tonalità desiderate. In seguito un lavaggio con le tempere per riprodurre lo sporco e una passata con la tecnica del pennello asciutto usando i colori di base schiariti, hanno fatto risaltare tutti i particolari compresi i rivetti. Come tocco finale ho usato dei gessetti nelle tonalità ocra terra di siena e siena bruciata.
Base
Su una base di legno ho fissato la massicciata in gesso e i binari in resina della Custom Dioramics. Come colori ho usato gli smalti Humbrol iniziando a verniciare la massicciata con del grigio panzer dato ad aerografo passando ai lavaggi sempre con tempere dal nero al terra di siena, per poi passare alle lumeggia- ture con del grigio più chiaro variando le tonalità per non dare un aspetto uniforme, agendo in modo selettivo. Alle traversine ho dato del nero in cui ho aggiunto un po’ di ruggine per dare l’aspetto catramato e poi il solito lavaggio con il nero e una passata leggera di grigio panzer a pennello asciutto. Infine le rotaie le ho dipinte di ruggine su cui ho effettuato un lavaggio di nero, sulla parte superiore a contatto con le ruote, ho dato del grigio medio su cui a perfetta essiccazione ho passato della grafite con un dito ed una lieve passata a pennello asciutto con dell’alluminio. Prima di fissare il modello sulle rotaie ho fatto un lavaggio non molto diluito di ruggine sulla massicciata in prossimità dei binari per simulare il gocciolio di ruggine dai binari.
Infine ho aggiunto un figurino di carrista italiano sporgente dalla cima di una torretta, della Hornet, dipinto prevalentemente con gli smalti e per le lumeggiature del viso ho usato i colori ad olio.
Bibliografia
Dalla Libia al Libano: Nicola Pignato;
Treni Armati Treni Ospedale 1915-1945: Giulio Benussi;
Motori: Nicola Pignato;
Les Trains Blindes: Paul Malmassari;
I Carri dell’ Asse: Nicola Pignato.