MARSA MATHRU
Materiali
Willys MB – Italeri
Fotoincisioni – Eduard
Figurini – Hornet
Storia
Il 26 maggio 1942 Rommell aveva lanciato la grande offensiva d’estate. Dopo tre settimane di combattimenti le forze inglesi erano ridotte ad una sessantina di carri armati e l’ Ottava Armata si era ritirata di molto ad oriente, verso la frontiera egiziana. Sulla strada di Rommell resisteva la fortezza di Tobruck dove gli inglesi erano riusciti a fermare il precedente attacco delle forze dell’asse nell’aprile 1941. Per giorni gli inglesi resi- stettero nonostante i continui bombardamenti degli Stuka tedeschi finché, dopo duri combattimenti, la guarnigione composta ormai da soldati logori frastornati e con il morale basso si arrese alle truppe dell’Asse.
Per Rommell si stava avvicinando il momento decisivo della battaglia per l’Africa Settentrionale; se fosse caduto l’ Egitto sarebbe stato un gioco conquistare il Medio Oriente ricco di pozzi petroliferi, un richiamo troppo forte per i tedeschi sempre a corto di carburante. Difatti Rommel ordinò immediatamente, senza perdere tempo, l’avanzata all’inseguimento delle truppe nemiche. Rommell era diventato un mito e i soldati inglesi demoralizzati erano convinti che l’Egitto sarebbe stato perso. Gli inglesi anche se numericamente superiori in uomini e mezzi non erano tattica- mente in grado di fermare l’avanzata di Rommell che non aveva quasi più rifornimenti e ricambi di truppe fresche mentre, gli inglesi, in libera uscita, potevano andare al Cairo, ed aveva solo più poche decine di carri efficienti. A questo punto restava solo più il villaggio di pescatori di Marsa Mathru prima della vittoria decisiva che venne conquistata vittoriosamente secondo lo “stile” di Rommell, che costrinse gli inglesi a ripiega- re ancora verso il Cairo attestandosi ad El Alamein e tentando una ultima disperata difesa per salvare l’intero Egitto.
Con questa scenetta ho voluto sia ricordare la fase della guerra del nord Africa, ma soprattutto i caduti, coloro che hanno perso la vita in questo teatro di guerra che per noi visto a distanza di tempo e attraverso i libri ci può apparire epico, ma anche per chi è riuscito a tornare a casa ha avuto ben poco di così epico, perché oltre alla guerra la vita nel deserto non è stata così facile per chi è abituato a vivere alle nostre latitudini.
Il Modello
Quando decisi di costruire questo modello non era ancora uscito il nuovo kit della Tamiya e quello della Italeri era il migliore in commercio. Dopo tutto resta un buon modello e soprattutto ha il vantaggio che è sufficientemente economico. Le linee generali e le proporzioni del veicolo sono ben riprodotte, non ci sono ritiri nella plastica tranne che per i mozzi delle ruote che a causa di un difetto di fusione erano tutti ,tranne un paio, deformati.
I pezzi combaciano perfettamente e non sono necessarie stuccature. I punti di forza sono il cofano del motore il cui bordo anteriore è sottilissimo più che nel modello Tamiya e non necessita pertanto di essere assottigliato.
Le noti dolenti, se così si possono chiamare, sono i sedili il lato interno del parabrezza, le leve del cambio ed il volante, che risentono un po’ dell’età. Infine secondo alcuni puristi i catadiottri rifrangenti e la presa elettrica per il rimorchio sono errati.
Le fotoincisioni della Eduard non sono all’ altezza delle ultime realizzazioni ma ben si adattano al modello anche se concepite per la vecchia Willys Tamiya.
Costruzione
Il modello si assembla senza difficoltà seguendo le chiare istruzioni secondo il classico stile Italeri. Il paraurti anteriore e i longheroni del telaio a cui esso è fissato, per esigenze di stampo, sono pieni. Stranamente la Eduard nel suo kit non ha previsto la sostituzione del paraurti. Dopo aver rimosso quello originale e la parte a vista dei due longheroni, ho ricostruito gli stessi in plastica con la sezione ad U; per il paraurti ho usato lo “sportello” di un floppy da 3,5 pollici perché le pieghe sono esattamente della dimensione voluta, per cui ho ritagliato lo sportello che è in acciaio con un paio di forbici da elettricista facendo attenzione a non svergolarlo troppo e, ritoccando poi le imperfezioni del taglio con la lima. Per completare l’opera ho aggiunto anche i quattro triangoli di rinforzo e ho sostituito i due paraurti posteriori con lo stesso materiale di quello anteriore. Il telaio ha subito ancora qualche miglioria, come negli organi meccanici in cui ho aggiunto il tirante dello sterzo. Passando alla carrozzeria per prima cosa ho rifatto la parte inclinata dei parafanghi con della plastica da 0,5 a cui ho aggiunto il bordo con altra più sottile, mentre ho svuotato internamente i parafanghi nella parte piana per una resa più realistica. Con del filo di rame fine ho costruito i ganci del cofano motore e rifatto gli attacchi degli attrezzi. E’ stato rifatto il porta ruota di scorta, che nel modello è un pezzo pieno anziché una struttura di lamiera aperta: chi conosce il mezzo mi capirà certamente!
All’interno della carrozzeria ho aggiunto i pedali fotoincisi, fornendo un tocco realistico al tutto; ho dettagliato il cruscotto originale (quello della Eduard non si adattava al modello) con l’aggiunta di vari pomelli e forando i quadranti dove ho inserito quelli forniti dalla Eduard. I sedili sono stati migliorati rimuovendo il bordo esterno rifatto con del filo di rame, ho poi aggiunto il cuscinetto paracolpi fatti in Milliput e presente ai lati dei sedili anteriori. Anche il parabrezza ha subito delle migliorie, oltre alla sostituzione del portafucile, con quello fotoinciso, ho aggiunto le leve di aziona- mento manuale dei tergicristalli. Per la capote ho usato del lamierino di alluminio prelevato da una lattina di bibita tagliando di misura due pezzi che ho incollato tra di loro, perché dopo una prima prova andata in fumo in cui ho cercato di piegare a 90 gradi un pezzo di lamierino….ho capito che non era la strada giusta. Su questa struttura ho poi incollato un fazzoletto di carta per simulare la tela in cui ho potuto creare delle pieghe, dopo di che ho aggiunto internamente i tubi di sostegno in metallo.
Alle ruote, come accennato sopra, a causa di un difetto dello stampo ho dovuto rifare i mozzi in resina usandone uno buono come originale e rifacendo completamente quelli anteriori perché differenti. Ho quindi carteggiato i battistrada per rendere il modello “usato”, dato che i pneumatici si consumavano parecchio sulla sabbia del deserto; per finire ho aggiunto le valvole di gonfiaggio.
Potrei continuare ancora elencando tutte le altre varie modifiche aggiunte, ma quelle sino ad ora elencate sono sicuramente le più significative.
Colorazione
Purtroppo non ci sono altre possibilità al di fuori del giallo sabbia per un mezzo desertico. Perciò ho steso ad aerografo dello smalto sabbia Humbrol su cui, a completa asciugatura, ho eseguito un lavaggio a tempera usando il terra di siena diluita con acqua e fiele di bue; per concludere ho rimosso l’eccesso con un pennello umido, agendo selettivamente su piccole zone e variando anche la diluizione per rompere così il colore (cosa non strettamente necessaria date le dimensioni limitate del modello); poi ho fatto risaltare i particolari con la tecnica del pennello asciutto insistendo molto sul cofano motore per ricreare l’effetto della vernice schiarita dal sole. Le ruote, dopo aver ricevuto una mano di grigio panzer, hanno subito un identico lavaggio solo meno diluito, per poi ricevere una leggera lumeggiata con del kaki sul battistrada.
Per finire ho dipinto in kaki i sedili e la capote variando la tonalità e lumeggiando con il giallo sabbia puro, hanno poi seguito gli attrezzi, catadiottri e le varie targhette del cruscotto.
Ho poi fissato la capote alla carrozzeria e il parabrezza con il vinavil per non lasciare tracce. E’ seguita l’aggiunta le fibbie di fissaggio ritagliando delle strisce di carta a cui ho dato lo stesso colore della capote. Dopo aver dato gli ultimi ritocchi ho passato della polvere di gessetto. Per rap- presentare il veicolo catturato ho aggiunto la bandiera come nella foto, partendo da un lamierino di alluminio incollato ad una asta metallica che ho piegato dopo la pittura.
Base
Ho ritagliato un pezzo di compensato da 5mm cercando di copiare la forma delle rovine della drogheria che ho successivamente ricoperto di stucco bianco. A stucco completamente asciutto ho carteggiato le imperfezioni e gli eccessi, incidendo poi con un punteruolo i mattoni nelle zone in cui è saltato l’ intonaco. Su di una base di legno di ho poi fissato le rovine della drogheria leggermente in diagonale; alla base del muro ho aggiunto il marciapiede ed ho ricoperto il resto della base con un impasto per plastici ferroviari della Faller misto a sabbia fine su cui, ad impasto ancora fresco, ho segnato il passaggio di altri veicoli e aggiunto altra sabbia e sassolini. Quando il tutto era giunto ad asciugatura, ho aggiunto le macerie. Il tutto è stato dipinto con gli smalti tranne per la scritta fatta con i trasferibili.
L’inserimento dei due figurini della Hornet ha dato un po’ di vivacità al tutto. Ho dipinto anche questi con gli smalti creando i giochi di luce ed ombre, mentre per i visi e gli incarnati sono ricorso agli oli della Windsor & Newton stesi su una base a smalto. L’unica modifica subita dai figurini ha riguardato la sostituzione del mitra nella mano dell’ ufficiale con una borraccia ricreando così una atmosfera di distensione…. in questo caso direi la quiete prima della tempesta di El Alamein.